Crisi di impresa: Prevenire è meglio che Curare
La crisi d’impresa rappresenta una condizione in cui un’azienda non è più in grado di raggiungere i suoi obiettivi fondamentali, a causa di perdite economiche significative che compromettono sia la redditività che il valore complessivo dell’impresa. Questo stato di crisi, che rende probabile l’insolvenza del debitore, si manifesta quando i flussi di cassa futuri dell’impresa non sono sufficienti a coprire regolarmente le obbligazioni finanziarie nei 12 mesi successivi. La crisi influisce negativamente sulla stabilità finanziaria dell’azienda, minacciando la sua capacità di operare in modo continuo e, se non affrontata adeguatamente, può condurre all’insolvenza.
Le cause della crisi aziendale possono essere di natura esogena e/o endogena. Le imprese, e in particolare le PMI, sono risultano particolarmente vulnerabili alle cause esogene, che includono significative variazioni nella domanda e del costo degli approvigionamenti legate a eventi esterni come la recente pandemia, la crisi energetica e l’aumento dei costi delle materie prime, derivanti dai conflitti geopolitici in atto. Questi fattori esterni possono esercitare pressioni notevoli, influenzando negativamente l’impresa nel mantenere la sua competitività e stabilità finanziaria, e portando a difficoltà nel soddisfare le esigenze operative e di mercato.
Le cause interne, o endogene, della crisi d’impresa sono altredì di complessa gestione, e sono legate a fattori che emergono direttamente dalla gestione e dalle operazioni aziendali. Da una scarsa pianificazione e un’errata valutazione delle opportunità di mercato, alla mancanza di innovazione e la resistenza al cambiamento che possono limitare la competitività e l’efficienza operativa dell’impresa. Inoltre, una gestione finanziaria inefficace può provocare una non congrua allocazione delle risorse e la difficoltà nel mantenere una liquidità adeguata, aggravando la sostenibilità dell’impresa.
Nel contesto attuale, segnato dalle difficoltà socio-economiche degli ultimi quattro anni, come la pandemia e il conflitto Russo-Ucraino, i fallimenti delle imprese italiane hanno mostrato un incremento nel secondo trimestre del 2023. Secondo l’Osservatorio Fallimenti Cerved, i fallimenti sono aumentati del 1,5%, raggiungendo un totale di 2.070 casi, mentre le liquidazioni volontarie sono aumentate del 26,1%, arrivando a 10.446. Questi fallimenti hanno avuto un impatto predominante sul settore industriale, con una concentrazione maggiore nel Centro e nel Nord-Est Italia e con un’incidenza significativa sulle PMI. I settori meno colpiti sono stati quelli dell’elettrotecnica, dell’informatica, della chimica e della farmaceutica, oltre agli operatori logistici. Si osserva una dinamica interessante nel settore delle costruzioni: a fronte dell’ormai imminente conclusione del periodo di incentivi, il numero di fallimenti è diminuito rispetto al 2022, mentre si è registrata una notevole crescita delle liquidazioni volontarie.
La nuova normativa – “Prevenire è meglio che curare”
Il Codice di Crisi di Impresa e di Insolvenza, entrato in vigore il 15 luglio 2022, offre un approccio riformato e integrato per affrontare le crisi aziendali nell’attuale contesto, con un’enfasi sulla prevenzione e sull’intervento tempestivo per evitare il deterioramento delle condizioni finanziarie delle imprese. Questo codice ha unificato la normativa relativa alla gestione delle crisi aziendali in un unico corpo legislativo, fatta eccezione per le grandi imprese, che continueranno a essere regolate dalla procedura di amministrazione straordinaria. Il percorso verso l’insolvenza non è immediato, ma è caratterizzato da segnali progressivi di declino; senza interventi correttivi tempestivi, questi segnali possono evolvere in una crisi profonda, caratterizzata da persistenti difficoltà finanziarie e un’ulteriore erosione delle performance aziendali.
Come in ambito sanitario, prevenire è meglio che curare – la nuova normativa mira ad identificare e correggere tempestivamente le criticità negli assetti organizzativi, amministrativi e contabili per preservare la sostenibilità dell’impresa.
Art. 3 – Codice di Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza
1.“L’imprenditore individuale deve adottare misure idonee a rilevare tempestivamente lo stato di crisi e assumere senza indugio le iniziative necessarie a farvi fronte”
2.“L’imprenditore collettivo deve adottare un assetto organizzativo adeguato ai sensi dell’articolo 2086 del codice civile, ai fini della tempestiva rilevazione dello stato di crisi e dell’assunzione di idonee iniziative”
Oggi è più cruciale che mai disporre tempestivamente delle competenze e degli strumenti necessari per una valutazione prospettica della salute aziendale. È fondamentale concentrarsi sul monitoraggio dei flussi di cassa al fine di individuare precocemente potenziali squilibri finanziari, reddituali e patrimoniali. Un approccio analitico e preventivo non solo consente di prevenire situazioni critiche, ma facilita anche l’adozione di interventi correttivi mirati per garantire la stabilità e la sostenibilità a lungo termine dell’impresa.
A cura di:
Daniele Piazzalunga
Mattia Cattaneo
24/09/2024